Finalmente la sera la buona notizia: esco. Scatto dal letto, correndo su quelle scarpe senza lacci. "Li rimetti ora?". No, voglio uscire subito. Dalla cella più isolata sento una preghiera "Non ti scordare di me per favore". Non lo farò. La ragazza in lacrime arrivata la mattina mi saluta. Chissà se ce la farà. Respiro. Gli abbracci, i baci, la felicità, i festeggiamenti poi, li abbiamo vissuti insieme. Questo invece è quello che vi posso raccontare nei tre giorni che ho passato solo fisicamente lontana da voi. Di come hanno provato a privarci della libertà, ma non ci sono riusciti. Di come non ci si sente soli quando si ha qualcuno fuori che urla e combatte con te. Della solitudine che può essere sconfitta quando si ha la consapevolezza di avere dei compagni al tuo fianco. Di come i detenuti ti accolgano e ti accudiscano con un amore enorme. Quando si ha tutto questo, niente può buttarti giù. "Si parte e si torna insieme", questo mi sono ripetuta nei momenti di sconforto. Non ho mai smesso di dubitarne. Hanno provato a piegarci, a spezzarci, a romperci, a metterci paura. Noi invece torniamo più forti di prima. Non ci hanno nemmeno scalfito